11.25 – Elia III: il tempo a venire, introduzione (Apocalisse 11.1-14)
1 Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Àlzati e misura il tempio di Dio e l’altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. 2Ma l’atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 3Ma farò in modo che i miei due testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni». 4Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra. 5Se qualcuno pensasse di fare loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di fare loro del male. 6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiare l’acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli, tutte le volte che lo vorranno. 7E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. 9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedono i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permettono che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10Gli abitanti della terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.11Ma dopo tre giorni e mezzo un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12Allora udirono un grido possente dal cielo che diceva loro: «Salite quassù» e salirono al cielo in una nube, mentre i loro nemici li guardavano. 13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto, che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti, presi da terrore, davano gloria al Dio del cielo.
14Il secondo «guai» è passato; ed ecco, viene subito il terzo «guai».
Con questo terzo capitolo su Elia ci attende un compito arduo, cioè cercare di capire il suo ruolo in un tempo futuro che va inquadrato; quando infatti Gesù disse ai suoi “Elia è già venuto”si riferiva alla funzione di Giovanni Battista in quanto precursore e non al profeta propriamente vissuto nel IX secolo prima di Lui. Stante il poco spazio a disposizione e il fatto che questa parentesi su Elia viene fatta nel contesto dei Vangeli, darò solo delle aperture comprensibili per dare a chi legge l’opportunità di espanderle.
Anche a Giovanni, Autore del libro dell’Apocalisse, è affidato un incarico difficile: gli viene mostrato il piano di Dio e gli avvenimenti che caratterizzeranno un’epoca da lui enormemente distante e così si ritrova a dover descrivere situazioni e realtà di fronte alle quali gli mancano le parole. Il lessico cambia col tempo, si coniano vocaboli che prima non c’erano e si adattano al nuovo contesto che si viene a creare. Per un qualsiasi uomo dell’epoca di Giovanni sarebbe difficile descrivere anche una bicicletta, figuriamoci un carro armato, un aereo, un drone, un bombardamento, un computer e così via: non gli resta così altro modo che fare riferimenti a ciò che conosce impiegando una terminologia spirituale nota e riconoscibile da chi ama e legge le Scritture consapevole che sia l’unico modo, una volta ricevuto lo Spirito Santo, di comunicare attraverso il tempo. Ecco una delle ragioni per cui “Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino”(1.3). “Leggere” – prendere atto – “ascoltare” – riflettervi sopra, studiare, comprendere – e “custodire” – cioè conservare per il tempo opportuno, ritenere per riconoscere – sono quindi i verbi impiegati da Giovanni per un utilizzo responsabile del messaggio datogli dal Cristo glorificato. L’Apocalisse, infatti, è un libro dato alla cristianità di ogni tempo, a partire dall’anno 100, contenendo avvenimenti che si verificheranno da lì in poi, anche dentro la stessa Chiesa.
Tornando al nostro capitolo 11, la cornice temporale è quella della Gran Tribolazione, cioè quel periodo, della durata di tre anni e mezzo, a cavallo tra il rapimento della Chiesa e il Millennio. Se 1.260 giorni sembrano poca cosa, in realtà costituiranno il periodo più buio di tutta la storia umana e sembreranno trascorrere con una lentezza estrema. Questi giorni partiranno dal rapimento della Chiesa, segnale molto importante dell’amore di Dio per coloro che gli appartengono: i credenti di allora verranno infatti risparmiati dalla Gran Tribolazione, mentre tutti gli altri uomini vi resteranno coinvolti e nulla sarà loro risparmiato. Il rapimento della Chiesa infatti avverrà per toglierla dagli avvenimenti terribili che si verificheranno sulla terra; a ben vedere, questo è sempre stato il metodo di Dio per evitare che la tentazione “oltre le nostre forze”avvenga. L’intervento in proposito lo abbiamo visto con Noè e la sua famiglia ai tempi del diluvio, con il sangue spruzzato sulle porte in Egitto perché il popolo fosse risparmiato dalla strage dei primogeniti, con Lot e i suoi, fatti uscire da Sodoma prima della sua distruzione.
Un piccolo appunto sul “tentati oltre le nostre forze”: molto spesso si applica questo verso a ciò che ci spingerebbe a infrangere il decalogo, ma in realtà, come dimostra il libro di Giobbe, l’Avversario tenta anche con la sofferenza fisica e morale, senza contare quella provocata da coloro che vorrebbero aiutarci attraverso sentenze morali o falsamente spirituali.
Col rapimento della Chiesa verrà quindi a cessare la testimonianza, ma resterà ancora la Scrittura e sarà ancora possibile la conversione, ma senza l’aiuto della predicazione e del riferimento del “Corpo di Cristo”. Di fronte al rapimento, infatti, ci sarà chi lo riterrà un evento inspiegabile e chi ne cercherà le ragioni, non volendo essere coinvolto nel nuovo sistema politico satanico che sarà riconoscibile, per quanto a pochi.
Il periodo dei tre anni e mezzo (42 mesi o 1.260 giorni) vedrà l’opera di due personaggi principali, l’anticristo e il falso profeta, oltre che ad un sistema che Giovanni chiama “bestia”e che rivela in varie forme e modi. La persona dell’Anticristo non è frutto della fantasia di registi e sceneggiatori, ma è “colui che nega il Padre e il Figlio”(1 Giovanni 2.22) e che più precisamente va identificato in 4.3, sempre della stessa epistola: “Ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, vieni, anzi è già nel mondo”.
L’anticristo allora è la sublimazione, l’incarnazione del principio in base il quale il Dio predicato dal cristianesimo è un’invenzione, quindi non esiste, e a Lui va sostituito l’uomo, l’Io nelle sue multiformi espressioni. Non vi è motivo per dubitare che questo personaggio, un politico, costruirà il suo potere sul mondo grazie ad un sistema che raccoglierà in sé tutti gli Stati sotto un’unica legge, la sua. Già ad esso abbiamo una Chiesa che predica l’ascolto dell’ “altro”, ma non quello di Dio.
Attenzione a non prendere il discorso dell’Anticristo alla lettera nel senso che questo personaggio non salirà al potere “umanamente”, cioè con le sue forze, ma con quelle di Satana che preparerà il sistema adatto affinché, almeno all’inizio, si possa instaurare una dittatura morbida, vale a dire una democrazia apparente: l’Anticristo non salirà al potere con una cospirazione, ma sarà acclamato da tutti, Israele compreso che individuerà in lui il Messia, per cui un altro dato certo che abbiamo è che questo personaggio sarà un ebreo.
Se quindi, come abbiamo letto e sappiamo, “lo spirito dell’anticristo è già nel mondo”, va da sé che gli eventi narrati nell’Apocalisse relativamente ai personaggi e strutture che la caratterizzeranno non compariranno tutto a un tratto, ma saranno il risultato di un’evoluzione che, in realtà, iniziò con la costruzione della torre babilonese, simbolo dell’indipendenza dell’uomo da Dio. Dopo di quella, tanti imperi si sono succeduti, anche in tempi a noi vicini. Non a caso Giovanni vede “una bestia salire dal mare”(13.1) e un’altra “che saliva dalla terra”(13.11), entrambe caratterizzate da un verbo, “salire”, che dà proprio l’idea di una progressione; viceversa Giovanni avrebbe scritto “comparire”, “apparire”. La prima bestia “sale”dalla confusione, raffigurata dal mare, la seconda dal profondo dell’orgoglio umano, visto nella “terra”. Non a caso la bestia che sale dal mare riceverà l’ammirazione dell’umanità che vorrà identificarsi in lei a tal punto dall’aderirvi completamente; in 12.4 leggiamo “…e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia, e chi può combattere con lei?»”e al verso 8 “E l’adorarono tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo”.
Allora, con questi due versi, abbiamo un aggiornamento del verbo “adorare”, da noi istintivamente inteso in senso univoco, vale a dire con gente che si prostra, magari pregando o con altre manifestazioni; piuttosto l’adorazione di cui qui si parla consiste, ampliato e in modo ancora più marcato, a quanto da noi già visto quando abbiamo studiato o letto sulle strutture imperialiste come il Comunismo, il Fascismo o il Nazismo, sul tesseramento politico, la fede nei raduni, negli ideali, nei progetti dei vari dittatori. Lenin, Stalin, Mao, Mussolini, Pol Pot, Hitler e tanti altri, furono anche “adorati”, incensati, osannati attraverso non solo la partecipazione straordinaria di masse acclamanti, ma attraverso ritratti, statue e templi che in un certo qual modo personalizzavano, stigmatizzavano il regime. Con la Bestia, avverrà la stessa cosa, ma in modo più subdolo nel senso che sarà necessario escogitare una forma simile, ma non identica, non riconoscibile se non quando sarà, come si dice, “troppo tardi”.
Qui, con la prima bestia che formerà un tutt’uno con la seconda, abbiamo le coscienze umane compresse da ogni parte, indirizzate per non poter fare altrimenti dopo innumerevoli forme di appiattimento mentale e condizionamento di cui già oggi possiamo constatare gli effetti anche senza basarci sulla nostra esperienza di fede: se ai giovani di quaranta, trenta o anche venti anni fa si cercava di far sentire l’individuo come unico e il cinema, la televisione, insomma i media salvo rari casi indirizzavano all’espressione di un sé, per quanto discutibile, oggi tutto questo non esiste più, ma abbiamo una tecnologia che rende schiavi e atrofizza la mente, oltre a tutta una serie di input come la musica, i film, la pubblicità, che portano il giovane a identificarsi con e in modelli assolutamente vuoti, privi di un perché, di un come, di un dove. Anche gli stessi navigatori satellitari, usati come unica fonte di orientamento, impediscono alla persona di sapersi collocare consapevolmente nello spazio orizzontale, a differenza di quanto avveniva con le carte stradali. Tra l’altro tutta questa tecnologia è in grado di funzionare “fino a quando tutto va bene”, ma in caso di guasto, o per meglio dire di guerra, saranno le prime ad essere inutilizzabili. E la gente comune non saprà più come fare perché non in grado di orientarsi al di là di un raggio di 100 chilometri, ed è già una stima elevata. Potremmo continuare, ma ne uscirebbe un libro e non un capitolo.
Se la prima bestia attirerà a sé la parte istintiva-terrena delle persone, la seconda agirà in modo diverso: “esercitava tutta l’autorità della prima bestia davanti a lei e faceva sì che la terra e i suoi abitanti adorassero la prima bestia”(13.12). Il terribile è che “faceva sì che tutti coloro che non adoravano l’immagine della bestia fossero uccisi”, quindi coloro che, nonostante la Chiesa assente, crederanno.
Lo scenario sarà tale che “faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla loro fronte, e che nessuno potesse comperare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome”(13.16,17). Ora non è difficile connettere la seconda parte del verso a quelle che per il momento sono schede elettroniche come Bancomat, Carte di Credito o di Identità, ma che in futuro – e se ne parla già da tempo – convergeranno tutte in un unico microchip che si pensa di inserire – e così oggi avviene per gli animali domestici o a esseri umani volontari in alcune aziende – proprio nella mano destra o sopra una delle due sopracciglia (per gli esseri umani). Non è un caso se, al momento in cui scrivo queste pagine, i Governi stiano facendo forti pressioni per eliminare il consumo del denaro contante. Anche qui, ciò avviene per gradi ma, se ci voltiamo indietro anche oggi, non possiamo che prendere atto del numero di libertà che abbiamo perso anche sulle cose minime: tutto dev’essere registrato o registrabile, tracciato o tracciabile, compresi non solo i nostri spostamenti, ma ciò che mangiamo, cosa consumiamo, quali siti visitiamo in Internet.
Ora questo sistema convergerà in uno solo, sotto il controllo dell’anticristo (capo politico) e di un personaggio religioso, il falso profeta che, identificandosi nella bestia che “sale dalla terra”, ha “due corna, simili a quelle di un agnello, ma parlava come un dragone”(13.11), quest’ultima figura dell’Avversario. Il falso profeta è caratterizzato dal numero 666, oggetto di interpretazioni innumerevoli da quando il libro dell’Apocalisse è stato divulgato e sul quale non mi soffermo, a parte una sottolineatura della triade del 6 e un rimando a quanto già scritto su questo numero. È importante tener presente che quanto troviamo scritto sulla Gran Tribolazione è fondamentalmente per quei credenti che, attraverso le parole di Giovanni, riconosceranno inequivocabilmente il loro tempo e avranno modo di orientarsi in quel periodo così terribile, traendone consolazione per il premio a loro riservato. Avranno, in poche parole, un’identità certa a differenza di tutti gli altri, come accade da sempre, ma che lì sarà ancora più accentuato.
Va sottolineato che tutto quanto fin qui ho riferito, purtroppo, riporta una visione molto limitata di quello che sarà la vita nella Gran Tribolazione; la mia descrizione non tiene conto degli avvenimenti, come le catastrofi naturali, che caratterizzeranno questo periodo di cui Gesù, aprendo una finestra temporale nel suo complessissimo sermone profetico, dice “Se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti, quei giorni saranno abbreviati”(Mt 24.21).
Ed eccoci, fatta questa premessa, giungere ai due testimoni, di cui abbiamo letto al verso 3 che sarà dato loro di “profetizzare milleduecentosessantagiorni”, lo stesso tempo, più o meno, dei 42 mesi (42×30=1260) dati alla “bestia che sale dal mare”. Siccome però non esistono mesi di 30 giorni uno dopo l’altro, ma anche di 31 e febbraio di 28 (o 29 se cade in un anno bisestile), i giorni dati alla bestia sono, o sarebbero, poco di più. Il contesto della Gran Tribolazione sarà terribile perché, a parte il regime che si instaurerà, vi saranno eventi climatici e astronomici che sconvolgeranno la terra provocando miliardi di morti; ricordiamo ad esempio 9.15 “Furono liberati i quattro angeli, pronti per l’ora, il giorno, il mese d l’anno, al fine di sterminare un terzo dell’umanità”, oppure i flagelli del fumo, del fuoco e dello zolfo al verso 18: inquinamento? Guerra nucleare? Noi lo possiamo ipotizzare, ma chi vivrà il tempo di quelle manifestazioni le riconoscerà con certezza.
Così infatti si apre il libro scritto da Giovani; “Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve”(1.1): noi, per le condizioni in cui versa la terra e gli uomini, per il degrado delle menti e dei cuori che vediamo, possiamo solo capire che gli ultimi tempi li stiamo vivendo, e che il ritorno del Signore Gesù Cristo è veramente vicino. Nel prossimo capitolo, l’ultimo su Elia, cercheremo di concludere la lettura dei dati che l’apostolo Giovanni ha lasciato per il nostro, e soprattutto l’altrui, orientamento. Amen.
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