05.33 – PADRE NOSTRO 3/9 (Matteo 6.9-13)

05.33 – Padre nostro – III (Matteo 6.9-13)

 

9Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,10venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12e rimetti a noi i nostri debiti  come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.14Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.”.

VENGA IL TUO REGNO

Siamo giunti al secondo dei tre “tuo”che, nel “Padre nostro”, indicano l’area di pertinenza di Dio. Così come è il Suo Nome che deve essere santificato, in opposizione a quello di altri, così deve venire il Suo Regno, non uno dei tanti che gli uomini hanno cercato di instaurare, a volte riuscendovi per quanto temporaneamente. Così, in questi “ultimi giorni” cui abbiamo accennato la volta scorsa, questa speranza, questo desiderio del nostro spirito, è inevitabile che si faccia più pressante stante la presenza di un altro regno, a lui opposto, che il “principe di questo mondo” sta realizzando ed è di imminente instaurazione: si tratta di un sistema che sarà costituito da un potere economico assolutamente immorale in mano a pochi, che richiederà totale adesione di coscienza e azione, che combatterà con tutti i mezzi a sua disposizione chi dissentirà da lui. Uno stato di cose che finirà con la distruzione del pianeta che, come sappiamo, è scritto che “si logorerà come un vestito”. Il Regno vero, quello di Dio, si realizzerà definitivamente quando avverrà ciò che l’apostolo Giovanni vide dopo il giudizio finale: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati e il mare non c’era più. E io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal cielo, che diceva «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido né fatica, perché le cose di prima son passate»” (Apocalisse 21.1-4).

Va sempre tenuto presente il dualismo esistente in ogni elemento: il “regno“ ha come definizione quella di uno stato monarchico inteso come ente politico, come territorio e come insieme dei cittadini. Indica un ambito e un luogo più o meno grande su cui il potere viene esercitato e in cui qualcuno domina. Questa definizione non ci può far venire in mente l’impossibilità che ha l’essere umano di servire a due padroni e quindi di appartenere a un contesto piuttosto che a un altro. Del resto, sappiamo che Satana si trova a suo agio sulla terra, che percorre alla ricerca tanto di chi possa perdere, quando di chi possa tentare. Incontrando Dio in Giobbe, alla domanda “Da dove vieni?” risponderà “Da un giro sulla terra che ho percorso” o, come in un’altra versione, “Dall’andare avanti e indietro sulla terra e dal percorrerla su e giù” (Giobbe 1.7).

Il Regno di cui preghiamo la venuta deve ancora venire, ma chiunque crede e fa la volontà di Dio ne fa già parte, pur vedendolo ancora in lontananza. E qui si dovrebbe aprire una grande parentesi, perché dovremmo affrontare il tempo come dimensione in cui agiscono gli uomini a prescindere dall’epoca in cui sono vissuti. Leggiamo in Giovanni 8.56 “Abramo desiderò vedere il mio giorno; lo vide e ne gioì. Ancora in Matteo 13.17 “In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non lo ascoltarono”. Ricordiamo Ebrei 11.13 “Nella fede morirono tutti costoro, senza avere ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra”. Ecco perché il “Regno” è il tutto, come lo è Cristo presente alla creazione, che venne al mondo con un corpo simile al nostro, che tornerà a giudicare il mondo e a realizzare il compimento definitivo delle promesse. Molto belle le parole di San Girolamo in proposito: “Vedi qui dunque come l’Antico Testamento si unisce al Nuovo; poiché se i Profeti fossero stati servitori di un Dio estraneo o contrario a Cristo, mai avrebbero desiderato vederlo” (Catena aurea: glossa continua super Evangilia). Il “Regno” si realizza attraverso ogni singolo istante e in ogni anima che crede in Gesù e lo accoglie, cambiando vita e scopo di esistenza. Il Regno è quel luogo che Gesù descrisse con poche parole ai Suoi quando disse loro “Il vostro cuore non sia turbato: credete in Dio, e credete anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore; se no ve lo avrei detto. Io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi. Voi sapete dove vado, e sapete anche la via” (Giovanni 24.1-4).

Il Regno che deve venire non fu rivelato in Eden, territorio in cui l’uomo, allora sì a immagine e somiglianza di Dio, poteva vederlo, parlargli e camminare assieme per il giardino nel fresco della sera. Con la catastrofe conseguente all’infrazione dell’unico comandamento ricevuto, l’uomo, divenuto incompatibile con quel luogo santo e la trasformazione della sua fisiologia da immortale a mortale, ascoltò la condanna del serpente e la promessa di un riscatto visto nella progenie della donna che gli avrebbe schiacciato il capo.

Ecco, lì fu annunciato per la prima volta, per quanto in modo velato, ma alla fine della dispensazione dell’innocenza, quando i nostri predecessori entrarono in quella della coscienza. Da lì in poi, attraverso quella della Legge e poi della Grazia nella quale viviamo tuttora, non mancarono mai le rivelazioni di Dio che promettevano un radicale cambiamento della condizione amara in cui erano soggetti subendo il male con persecuzioni umane o con le tentazioni mirate dell’Avversario.

Il Regno di Dio fu rivelato ed è tuttora in costruzione attraverso i tempi. Gesù Cristo, testimone nell’eternità e nel tempo umano, disse parlando alle subdole autorità religiose di allora “Abrahamo, vostro padre, giubilò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò” (Giovanni 8.56): questo avvenne probabilmente attraverso una visione profetica in uno dei colloqui con “l’Angelo del Signore”. La progressione del Regno attraverso i secoli la vediamo agli inizi della storia umana, anche quando, in Genesi 4.26, a proposito della posterità di Adamo, che dopo Abele generò Set, è scritto “Anche a Set nacque un figlio, e lo chiamò Enos. Questi cominciò a invocare il nome del Signore”. Il tutto mentre esistevano, come progenie di Caino, “i figli degli uomini”.

Il Regno di Dio, nel suo punto di svolta che vi sarebbe stato con la morte e resurrezione di Cristo, lo vediamo anche nell’incontro sul monte della trasfigurazione al quale parteciparono anche Mosè ed Elia che “parlavano con lui della sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme” (Luca 9.31).

Il Regno di Dio, però, al di là della sua manifestazione definitiva di cui siamo in attesa, è anche qualcosa che permea: quando infatti Nostro Signore fu interrogato dai farisei “…su quando sarebbe venuto il Regno di Dio, rispose loro e disse «Il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare, né si dirà Eccolo qui o Eccolo là, poiché ecco, il regno di Dio è dentro di voi»” (Luca 17.20-21) là dove un’altra traduzione, ugualmente corretta stante l’ambivalenza del significato, recita “È già in mezzo a voi”. Si tratta di un regno spirituale che si manifesta in molte modalità: quante volte Gesù iniziò alcune sue parabole con le parole “Il regno dei cieli è simile a…”? Ricordiamo ad esempio:

il seme della senape (Matteo 13.32,32)

«Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

il mercante che trova una perla di enorme valore (Matteo 13.44-46)

“Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle;
e, trovata una perla di gran valore, se n’è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l’ha comperata”.

la rete gettata nel mare (Matteo 13.47,48)

“Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.”

al lievito nelle tre misure di farina (Matteo 13.33)

«Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

E ve ne sono molte altre che richiederebbero uno studio a parte stante la ricchezza di elementi che ne potrebbe scaturire. “Venga il tuo regno” allora è un’espressione che include tutti questi significati senza contare la nostra posizione che va vagliata continuamente perché sappiamo, in altre parabole, quanto sia importante la vigilanza del servo vista anche nelle vergini stolte e in quelle savie. Poter dire “venga il tuo regno”, per un cristiano, significa esprimere un desiderio forte di comunione col suo Signore e confermare al tempo stesso la sua appartenenza a lui. Viceversa, sarebbe un controsenso perché, per la generazione di Caino, la venuta del regno comporterà il giudizio: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete darò in dono della fonte dell’acqua della vita. Chi vince erediterà tutte queste cose e io sarò per lui Dio ed egli sarà per me figlio. Ma per i codardi, gli increduli, gli immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è la morte seconda”(Apocalisse 21.6-8).

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